Ovvero pedalare in libertà

2-3 giugno 2023: 3 Epic Gran Tour delle Tre Cime

La mia prima avventura di più giorni in bici si concretizza con la partecipazione a questo evento ottimamente organizzato, in uno scenario mozzafiato tra le cime dolomitiche, pascoli, verdi vallate, con traccia prevalentemente su ciclabili e forestali e pochissimo asfalto e, quando c'era, per nulla trafficato.

Avevo pianificato il più possibile questa due giorni per rischiare il meno possibile spiacevoli sorprese (maltempo, guasti alla bici, cali fisici e stanchezza) e devo dire che tutto è andato per il meglio.

Con la partenza alla "francese" sono partito praticamente dopo tutti gli altri verso le 9:40 di venerdì 2 giugno, sotto un bellissimo sole, temperatura di 20°, per l'invitante ciclabile Auronzo-Misurina.

I primi chilometri sono in leggera ascesa ed è un bell'andare, se non fosse per il peso della bici... il che mi preoccupa in vista dei tratti più ripidi.


Infatti, superata una zona in forestale in mezzo al bosco, cominciano a presentarsi rampe ad oltre il 14% a volte cementate (per fortuna) a volte sterrate. In qualche punto la salita è insostenibile e devo spingere la bici, salendo a piedi. 

Quando arrivo a vedere il lago di Misurina, mi sembra di vivere un miraggio!

Giro attorno al lago e vado in pausa pranzo.

Riprendo salendo verso il passo Tre Croci: è su strada statale asfaltata nuova, nuova e quindi con un passo misurato arrivo in cima senza grandi difficoltà.

Purtroppo mi fermo sul passo in un bar piuttosto disorganizzato e per un caffé e una bottiglietta d'acqua perdo circa mezz'ora (da queste parti sembrano mancare totalmente le fontane pubbliche).


Quando riparto, dopo una breve discesa su asfalto, c'è da rientrare nel bosco su forestale, ma qui inizia a tuonare ed a piovere anche forte. Trovo riparo sotto la tettoia di una stalla e, ancora, aspetto una mezz'oretta che si calmi un po'.

La pioggia sembra però non calare più di tanto e inizio a preoccuparmi per l'orario, vorrei essere a Sesto attorno alle 19 o anche prima se ci riesco.


Decido perciò di bardarmi "da acqua" e scendere a Cortina via asfalto per risalire poi fino a Fanes dove c'è il primo check-point.

Durante la risalita sulla piacevole ciclabile la pioggia cessa e il morale migliora.

Non avevo mai fatto questa parte della ciclabile Cortina-Dobbiaco, ma essendo già stato da queste parti comincio a sentirmi più a mio agio... direi che è stata la parte pedalata più serenamente di tutto il Tour. Molto caratteristico il passaggio sotto le due gallerie, che sono illuminate, ma dove posso saggiare il fascio di luce del mio faretto O-Light da 1500 lumen.

Sul passo Cimabanche mi concedo una sosta come si deve con panino al formaggio e Coca.

Poi giù a Dobbiaco verso il secondo check-point.

La Val Pusteria calda, soleggiata e verdissima, sembra accogliermi in un abbraccio.


Morale alle stelle, sta andando tutto bene ed ora sarà solo ciclabile fino a Sesto... con una piccola deviazione ad una malga verso il Baranci, quello che sull'altimetria sembra un piccolo dente di circa 150 mt di dislivello.... invece, accidenti! anche qui pendenze proibitive che mi costringono a spingere la bici! Per fortuna si trattava solo di un tratto breve, ma ha rotto un po' la magia della Pusteria... Inoltre ora il sacchetto con le scarpe ha deciso di rompere le scatole e di non stare più al suo posto. Mi devo fermare un paio di volte per legarlo meglio.


Quando alle 19:30 arrivo davanti all'albergo a Moso (in realtà dopo Sesto!) tiro un bel sospiro di sollievo: per oggi è fatta!

Quasi con avidità prendo possesso della camera... della doccia (che doccia! una delle più belle della mia vita!)... e finalmente a tavola! Inutile dire che mangio tutto con grande appetito, dal buffet di verdure al dolce.

Telefonatina a casa, sperando di mettere un po' di serenità alla moglie in ansia (ma questo è obiettivo ben più arduo della salita a Misurina) e poi, finalmente, sotto le coperte ad ascoltare le sensazioni del mio corpo stanco e la pioggia che intanto là fuori scende bene.


Il mattino successivo, il sonno e l'alimentazione, hanno fatto il loro effetto ristoratore e mi sento molto bene, pronto a riprendere il mio viaggio. Non prima di una ricca colazione, naturalmente!

La tappa del secondo giorno dovrebbe essere quasi "in discesa" (si fa per dire.. essendo di circa 50 Km e 1.200 mt di dislivello, contro gli oltre 85 con 1.800 di dislivello del primo giorno).

Bellissimo il paesaggio della Val Fiscalina, al giro di boa si dovrebbero vedere le Tre Cime, ma le nuvole di oggi coprono tutto. Ironico il fatto che alla fine, in questo giro delle Tre Cime, sono riuscito a vederle in un solo punto: quello che avevo sempre conosciuto tra Cimabanche e Dobbiaco!

Ritornato a Moso si prende per una ripida salita con pendenze anche oltre il 15%. Inutile dire che anche qui si spinge e per parecchio tempo! mmmm... non proprio da gravel questo tratto, la mia Lupa mi sarebbe stata molto utile su queste pendenze.

Ma, come sempre, la fatica è ripagata dalla magnifica zona che si raggiunge: pascoli e mucche ovunque, tutti i colori del verde, cielo variabile con spicchi di azzurro tra le nuvole, famigliole che passeggiano e rendono il tutto molto sereno e pacifico.

Ora si scende su forestale e qualche tratto in asfalto fino a Padola. Posti mai visti prima in vita mia.


Terzo check-point: già che ci sono mi premio con un enorme burger per questo traguardo (ristorante Skay).


Ora riparto, manca un ultimo dislivello di circa 500 metri da superare... non è moltissimo, ma nemmeno poco. Mi supporta il fatto che circa due terzi sono su strada asfaltata e posso salire in pieno controllo.

L'ultimo chilometro e mezzo sono invece su forestale e, in un breve tratto dove pendenza e sconnesso richiedono troppo alle mie ormai ridotte forze, scendo e spingo.

Ma finalmente si scollina ed ora è tutta discesa fino ad Auronzo, passando per il caratteristico paesino di Danta.

La discesa è tutta su asfalto e, sempre nei limiti della prudenza, me la godo alla grande.

La planata su Auronzo è di quelle memorabili: di quelle discese che non finiscono mai e dove ti chiedi "Ma quanto dislivello ho fatto?!".

All'arrivo non faccio in tempo a timbrare l'ultimo check e a ristorarmi con due belle fette di strudel che scoppia il diluvio... appena in tempo! Attendo un po', ma poi vado ugualmente alla macchina: non saranno certo queste quattro gocce a rovinarmi la festa, anzi... così lavo anche la bici!

Che dire? avventura che non dimenticherò mai. La lunghezza del percorso e l'asprezza delle salite, il mio primo (spero tanto non ultimo!) giro in bikepacking, un intero giorno passato sulla bici, la notte fuori in albergo, la prova di autonomia e indipendenza, solo, con un mezzo debole e leggero come la bici, in mezzo a queste montagne belle sì, ma anche dure e severe!

Tutto bellissimo, indimenticabile, da incorniciare nei ricordi!

L'attrezzatura e il bagaglio.

Un'ultima nota la voglio fare sull'attrezzatura che mi sono portato.

Certo la bici pesava tantissimo, così tanto da non essere nemmeno più riconoscibile nella pedalata, però devo dire che mi sono sentito sicuro con i cambi e l'attrezzatura che avevo dietro.

Potevo risparmiarmi, col senno di poi, la roba invernale (ha piovuto, ma non ha mai fatto freddo), ma tutto il resto è stato utilizzato o comunque indispensabile per far fronte ad eventuali forature o guasti.

Ottimo l'allestimento bici: ho fatto molto bene a montare uno pneumatico da 45" davanti, mai uno scarto, mai un problema e sì che alcuni pezzi di forestale potevano essere anche insidiosi. Dal punto di vista meccanico la Topstone non ha fatto una piega e non ho fatto altro che pulire alla meno peggio la catena e dare un po' di olio la mattina del secondo giorno.

Bene anche le luci che mi hanno dato sicurezza nelle gallerie e nei tratti di strada aperta al traffico.

Sufficiente copertura idrica con le due borracce, una da 75 cl sulla bici e una da 50 ingegnosamente agganciata alla borsa sotto sella.

L'unico neo della spedizione è stata la borsa al manubrio della Apidura. Veramente scomoda per l'agibilità delle leve cambio (specialmente l'anteriore) e soprattutto quei gancetti per la seconda borsa (che non ho) che si incastravano sempre nei cavi quando si sterzava un po' di più. Devo trovare assolutamente una soluzione più pratica e sicura. La borsa è capiente e ben impermeabile, ma certo che mi ha fatto tribolare un bel po'. Da rivedere il suo posizionamento.

Simpatica l'app per il livetrack che mi ha permesso di vedere successivamente la mia "performance"... è interessante vedere infatti come, partito tra gli ultimi, un po' alla volta... resto tra gli ultimi! Qui, finché dura on-line, il link per seguire l'evoluzione del mio ruolino di marcia:

RACEMAP 

E naturalmente ad una esperienza così non potevo non dedicare un video nell'apposita sezione del blog: VEDI VIDEO