Tabella di marcia stile anni '90!
Un giro completamente diverso rispetto al mio solito: dopo anni di moutain bike e gravel, torno alla bici da strada con un giro dolomitico nel vero senso della parola!
La Topstone mi aveva stuzzicato la possibilità di provarne il comportamento su strada, montando naturalmente gomme più adatte rispetto ai percorsi gravel. L'affrontare salite con una bici in carbonio e rapporti agili per vedere se, alla mia età, riuscivo ancora a cavarmela rispetto agli anni '90 era il mio obiettivo.
Così, approfittando del Giro d'Italia da quelle parti, ho preso un giorno di ferie e pianificato il giro del Civetta.
Partenza da Agordo, falsopiano fino a Caprile, passo Staulanza e passo Duran in successione.
La giornata non è delle migliori dal punto di vista meteo: per il pomeriggio/sera sono previsti rovesci così cerco di partire prima che posso. Alle 10 sono in sella tutto contento che procedo verso Cencenighe quando mi viene in mente di aver dimenticato il portafoglio in macchina: soldi, carta di credito e soprattutto documenti. Troppo pericoloso avventurarsi in un giro simile così disarmato e pertanto... dietro-front! torno ad Agordo alla macchina e riparto ormai alle ore 11.
Ce la farò a completare il giro in tempo utile?
Mi propongo di avviarmi e tenere d'occhio l'ora, al limite scendere a ritroso dallo Staulanza e amen.
Invece...
Arrivato a Caprile inizio a salire per il passo, le pendenze non sono proibitive, ma comunque riduco l'andatura e salgo "in conserva" sapendo quello che mi attende. Un po' in ansia per il passaggio nelle gallerie: la prima è cortissima e, di fatto, luminosa, la seconda, pur con un faretto sulla bici, mi fa navigare nel buio, davanti c'è la luce di uscita, ma per terra non vedo nulla, un po' meglio la terza galleria, forse perché gli occhi si sono abituati alla penombra... Fine! pericolo superato ed ora: tutta salita! (ma almeno alla luce del sole!)
Mi sorprende un po' la salita dopo le gallerie e fino a Selva di Cadore, me l'ero immaginata più semplice, ma qualche tratto oltre il 10% già c'è. Passato Selva, arrivo a Santa Fosca dove mi concedo una pausa ristoro, sono le 13 e un quarto e sicuramente fin su allo Staulanza ci arrivo, poi vedrò anche in base al clima: ci sono nuvole, ma non mi pare tanto minaccioso.
Con calma lo Staulanza è un bell'andare, davanti a me l'imponenza del monte Pelmo che un po' alla volta rimane sulla sinistra. Un cartello indica la presenza di 6 tornanti, al 3° c'è il bivio per il rifugio Città di Fiume, sento il traguardo ormai vicino, altri tre tornanti, un rettilineo pedalabile ed ecco il cartello del passo!
Fin qui ci sono... ed ora: tornare indietro o gettarsi nell'incognita del pozzo della val di Zoldo dal quale si può risalire solo affrontando il passo Duran?
Ma sì, chiessenefrega! giù fino a Dont... nel frattempo cerco un bar per un toast e una coca, ma niente da fare, tutto chiuso, anche la gelateria di Dont, quella "famosa per il buon gelato". Così mi ristoro come posso ad una fontana. Paninetto cotto-philadelphia e reintegro sali... ed ora bisogna affrontare il temibile Duran. 8,5 chilometri di salita con pendenza media dell'8% inizialmente fanno spavento. Mi propongo di partire al rallenty. So che il primo chilometro e mezzo è il più duro con rampe anche del 15%. Vado per mettere quasi subito il rapporto più agile e... maledizione, non sale! mi tocca lasciare sul penultimo che psicologicamente mi ero già bruciato in qualche rampa delle salite precedenti, prendo un ritmo da 40 pedalate al minuto (forse!) e salgo in controllo assoluto, stando attento a non andare subito fuori giri.
Piano, piano la parte più dura è superata, mi faccio coraggio e mi dico che è solo questione di tempo e calma. Penso a raggiungere la parte intermedia più facile tra Gavaz e Chiesa e, una volta superato Chiesa so che mancano circa 4,5 chilometri. Mi dò come obiettivo-premio una pausa ai meno 2 chilometri. Quando ci arrivo non sono messo così male da stramazzare al suolo, potrei anche continuare, ma una promessa è una promessa (soprattutto con sé stessi!) e perciò mi siedo 5 minuti sul guard-rail a bere un po' di sali e succhiarmi un Enervit.
Si riparte! ultimi due chilometri. E' solo questione di pazienza e cerco di assaporami il momento magico dello scollinamento, lodando il Cielo di essere stato clemente, solo qualche goccia addirittura gradita durante la salita. Eccolo il passo, ora ci sono!
Passo Duran 1.601 metri slm!! Evviva!
Passo Staulanza
Dont: fontana aperta, la Gelateria... no!
Passo Duran
Ora indosso la "giacchetta" del ciclista esperto: mi tiro su i manicotti, gilet antivento, sguardo professionale e giù per la discesa, una fantastica planata di quasi mille metri su Agordo in una strada completamente per me, quasi senza incontrare anima viva.
Fantastico! arrivo alla macchina alle 17... è tardi per tutto, ma che importa? questa giornata me la porterò nella memoria per un bel po'!
La vallata agordina dal passo Duran